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sabato 3 agosto 2013

DECOUVRIR LE MONDE: SRI LANKA - TRA THE, CANNELLA E MIELE DI KINTU

Buona domenica miei affezionatissimi lettori,
oggi vi porto in Sri lanka ad assaporare le delizie prodotte da questo Paese.





Fred Chesneau
Come sempre ho avuto il privilegio di seguire uno splendido reportage de "Les Nouveaux Explorateur" dove il cuoco/esploratore Fred Chesneau mi ha fatto conoscere i trucchi della RACCOLTA DEL THE, LA PRODUZIONE DEL MIELE DI KINTU e L'ESTRAZIONE DELLA CANNELLA.

Sin dall'epoca della colonizzazione con portoghesi ed inglesi all'opera, lo Sri Lanka è stato etichettato per il suo oro prezioso, ma non l'oro in quanto pietra preziosa, eh no! L'oro in quanto spezia e cioé: la CANNELLA.
Questa spezia è stata al centro di guerre e di commercio tra i colonizzaotori e viene ancora oggi definita come l'oro del Paese.
Ma non tutti gli srilankesi possono occuparsi della sua raccolta. Solo una casta in particolare si dedica a questo lavoro da generazione in generazione. Si tratta della casta dei Salagama.
Ed è grazie ad una di queste famiglie che ho potuto conoscere il segreto della LAVORAZIONE DELLA CANNELLA.



In realtà non tutti i campi coltivati della cannella appartengono ai Salagama, ma sono loro che si occupano di coltivarla e di elaborarla.
In principio quello che interessa è principalmente il tronco. Arrivato a maturazione lo si taglia alla base facendo attenzione a non nuocere i giovani arbusti. In seguito si inizia a lavorarlo "spellando" la prima corteccia. In seguito, con un bastone particolare, si gratta sul tronco e lo si ammorbidisce per arrivare a tagliare e a "sbucciare" un po' come si fa per la cipolla, uno dopo l'altro, gli strati del tronco, facendo attenzione a non romperli. Si ottengono dei rettangoli arrotolati che in seguito si uniranno tutti, si legheranno e si lasceranno seccare per ottenere la cannella che noi conosciamo. I Salagama impiegano circa un anno per apprendere questa strategia di lavorazione della cannella e spesso iniziano alla tenera età di 6 anni.




Passiamo ora ad un altro tipo di prelibatezza che non sapevo neanche esistesse prima di questo reportage. 
Si tratta del MIELE DI KINTU. Ma non immaginatevi gli apicultori, le api, etc. Questo miele non deriva dagli insetti bensi' da un albero, chiamato appunto Kintu. 
A prima vista direi una palma.
I coltivatori del miele di kintu fanno un lavoro a dir poco strepitoso.
Iniziano col montare sino in cima all'albero che proprio piccino non è! Ben attaccati al tronco con le giuste precauzioni, tagliano i pimi strati di quello che sembra essere un ramo. In realtà si nota sin da subito che non è altro che un enorme foglia che racchiude al suo interno una specie di fiore con i suoi pistilli. 
Il coltivatore, con tutto il rispetto che solo alcune culture al mondo riescono ancora ad avere nei confronti della terra e della natura, ha detto che il Kintu è UN VERO REGALO DELLA TERRA.

La LEGGENDA narra che a creare la pianta del Kintu fu una donna. E nel momento in cui l'albero nacque, la donna dono' alla pianta i suoi capelli come segno di ringraziamento. Ecco perché i pistilli sono biondi, lunghi ed asssomigliano ad una chioma di donna.

Ritorniamo alla raccolta. Dopo aver messo in evidenza questi pistilli, il coltivatore usa una corda per stringerli tutto intorno e ne pone un secchiello al di sotto. Col passare del tempo l'essenza acquosa dell'albero scenderà fino a riempire il secchiello.
Ogni giorno i coltivatori usano questo procedimento per raccogliere questa essenza che in seguito verrà cottà per far evaporare l'acqua e ridurla allo sciroppo che viene appunto chiamato MIELE DI KINTU.




Vorrei fare in ultimo un accenno alla raccolta del the, ma più precisamente alle DONNE CHE RACCOLGONO IL THE.

Lo Sri Lanka è un Paese Buddhista. Di norma i MONACI BUDDHISTI non hanno diritto di coltivare e di cucinarsi il cibo. Quindi la loro unica speranza di nutrirsi e posta sulle persone benevole che vanno al tempio per cucinare per loro.
Le donne e gli uomini che si occupano di raccogliere le fogli di the si dedicano ad un lavoro estremamente faticoso fisicamente. In media, ogni giorno raccolgono minimo venti chili di foglie. Ma quello che mi ha impressionato è che, nonostante il lavoro estenuante, queste donne si recano periodicamente al tempio dei monaci buddhisti per cucinare per loro. Un SEGNO DI DEVOZIONE e DI UMILTA' che mi ha estremamente commosso.
Percorrono sei ore di viaggio per arrivarci e a partire da notte fonda cucinano per sette/otto ore di continuo per far avere ai monaci il pranzo per l'indomani.
Ecco perché conoscere altre culture è importante, perché ci insegna e ci evidenzia l'umiltà della gente, da cui dovremmo imparare.

Ad un certo momento, Fred Chesneau ha voluto anche lui cucinare per i monaci. Ma subito ha chiesto alle donne se non fosse un problema per i monaci che lui, di un'altra cultura e di un'altra religione, cucinasse per loro.
La risposta della donna:

<<Non è un problema che tu partecipi alla nostra e alla vita dei monaci, la religione buddhista insegna che gli scambi e la conoscenza di altre persone e altre culture ci aiuta perché saremmo meglio preparati quando nella prossima vita rinasceremo, insomma avremo già acquisito delle buone ricorrenze e delle conoscenze per meglio vivere la nostra prossima vita.>>

Se solo la pensassimo cosi' un po' per tutto quello che ci riguarda, meglio trattare gli altri perché li rincontreremo in una vita prossima, meglio rispettare la natura perché ritorneremo a viverci ancora in questa terra... Pensieri e riflessioni con i quali vi lascio e vi do appuntamento al prossimo viaggio!

PAGINA FACEBOOK DI FRED CHESNEAU: QUI



Esmeralda


1 commento:

  1. Scusami in che senso hai "seguito" Fred? In tv o con loro nella truppe?
    Io e la terza volta che lo vedo in tv e riesco a conoscere cose nuove ogni volta e ho buona memoria, ora mi stavo documentando meglio su questo fiore (amo la botanica) perché loro aprono unaa specie di bocciolo enorme e all'ora mi chiedevo come fosse stato quel fiore se lasciato schiudersi fiorire.......😊 anche l'occhio vuole la sua parte...... Ti sei dimenticata che nel passaggio della raccolta i pistilli vengono recisi poi posizionato il contenitore per raccoglire il nettare perciò secondo me come ha ben detto Fred sono veri e propri " uomini ape" perché corano il fiore raccolgono il nettare lo trattano e lo fanno diventare "miele"

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