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mercoledì 31 luglio 2013

DECOUVRIR LE MONDE: PALESTINA - L'ESPRESSIONE NELL'ARTE

Buon giorno a tutti voi miei cari lettori,
ed eccoci partiti per il primo appuntamento con la nuova rubrica alla scoperta delle curiosità del mondo.

Oggi andremo in una terra putroppo conosciuta per le sciagurate disgrazie che da anni la devastano. Sto parlando della Palestina.

L'occhio con cui vorrei farvi vedere questa terra è mosso da un imput diverso, un imput che deriva dall'ESPRESSIONE ARTISTICA della gente della Palestina.

Ho avuto modo di conoscere questo nuovo mondo grazie ad un reportage de "Les Nouveaux Explorateurs", un reportage realizzate da Julien Mallan detto Seth. 



Seth è un artista che opera sui muri di tutte le città del mondo, adoro la sua arte perché è un'espressione di aspetti tipici di ogni luogo che visita, in pratica lascia qualcosa di sé nella terre che esplora e le mischia con un qualcosa del posto. Un mix estremamente interessante.

Ecco che anche in questo caso, Seth è andato a scoprire la realtà delle terre di Palestina accompagnato da alcuni artisti del luogo. 

Oggi vi parlero' di questo tipo di espressione, di questo tipo di arte che non avrebbe senso se non fosse collocata nel luogo e nella situazione che vive la gente palestinese.

Un piccolo accenno alla situazione attuale della Palestina è d'obbligo.
Israele e la Palestina sono in guerra da anni per il territorio. Ecco che è stato creato un muro, un po' come il muro di Berlino, che di forza ha diviso i due territori. I palestinesi che un tempo vivevano nel territorio di Israele sono stati spinti in  territori adiacenti al muro, in quelli che vengono chiamati i campi dei profughi palestinesi.


Non mi soffermo sulla guerra, sulle questioni politiche, etc. perché non è di questo che oggi voglio parlarvi, oggi vorrei farvi conoscere il modo in cui questa gente cerca di evadere dalla realtà in cui si sentono prigionieri e il modo in cui cercano di dare speranza alle nuove generazioni e nello stesso tempo cercano di ricordare i caduti e denunciare gli atti di guerra e di sopruso.

Tutto questo lo faro' grazie alla testimonianza di Seth che mi ha dato la possibilità di conoscere questa realtà e che ho deciso di condividere con voi.

Iniziamo con Tel Aviv. E' una città che detiene in sé le cicatrici di una guerra ancora viva. Case distrutte, palazzi a metà, detriti, etc. Una città che si presta all'arte sui muri. Ecco che Seth incontra un'artista di strada che si chiama Know Hope che fa quella che viene definita "arte provvisoria" cioé un'arte che si fa ma che rimane provissoriamente, un'arte che si sposta giusto per essere vista qualche istante dai cittadini, per far passare un messaggio, un'opinione ma che essendo provvisoria, beh sarà spazzata via dalla routine quotidiana alla stessa velocità con cui è stata messa.

L'artista  ha creato un personaggio, in bianco e nero che esprime dei pensieri di speranza del suo creatore e che lo ritroviamo in tanti angoli di Tel Aviv. 
Ecco una sua opera d'arte:


Ed ecco il suo sito che vi invito a visitare: QUI
Ci spostiamo al centro del campo per rifugiati palestinesi, al confine del muro. 
Un altro artista racconta la sua vita e la sua espressione. Ogni notte ed ogni giorno dipinge sui muri della città i volti di politici palestinesi in forma di protesta, dipinge i volti di coloro che sono morti in questa guerra, i loro nomi perché la gente non dimentichi. In pratica i muri sono testimonianze di quelle vite e di cio' che quella gente ha vissuto e vive nel quotidiano, per non dimenticare.
Ovviamente è un artista che lavora nell'anonimato e nel silenzio, perché rischia in ogni istante in cui denuncia con la sua arte di essere preso dalle milizie ed incarcerato.

Mi ha particolarmente toccato un simbolismo che si ritrova un po' ovunque sui muri della città, il simbolismo della CHIAVE.
Perché si trova ovunque? Perché in molte pareti non ci sono che chiavi?


La CHIAVE è l'unica cosa che questi rifugiati hanno potuto portare con sé al momento dell'allontanamento forzato da Gerusalemme. Hanno dovuto lasciare tutto, la casa, i vestiti, gli oggetti cari.
La chiave quindi rappresenta la speranza al ritorno di un benessere, al riappropiarsi di quello che nel tempo hanno perduto. Un ritorno anche nelle loro case o verso le persone che amano e da cui si sono dovuti allontanare di forza.
La chiave, una speranza nel futuro.
Questo artista ci fa vedere la sua opera con i giovani del quartiere. Ci racconta che questi ragazzi non hanno giardini o luoghi in cui potersi divertire, tutto attorno a loro è il riflesso di un malessere della società. Ecco che decise di creare un luogo, un centro affinché questi giovani potessero esprimersi attraverso l'arte. All'inizio questi ragazzi non riuscivano a disegnare niente se non la triste realtà con la quale avevano a che fare. Ma poco a poco, il loro pensiero ha iniziato a mutare positivamente e con esso anche le loro speranze e loro aspettative per il futuro.

Il viaggio termina con Seth intento a produrre un'opera meravigliosa sulle pareti del famoso muro della separazione.
Ecco la sua opera:


Una giovane palestinese che guarda verso Gerusalemme, che ha tra le mani una chiave.
Un'opera magnifica che esprime la speranza del ritorno ad una vita migliore, un ritorno alle proprie origini e radici.

Ma il gesto che Seth ha fatto al termine della pittura mi ha lasciato di stucco.
Seth ha osservato la sua opera, ha preso la pittura dello stesso colore del muro e ha coperto il suo disegno.
Perché? E' meravigliosa! mi sono chiesta.
"Niente di bello deve esserci su questo muro, niente che attiri turisti, perché non dimentichiamo, si tratta di un muro di prigione!" ha detto.


Vi lascio miei cari lettori, con la speranza che questo piccolo viaggio vi abbia fatto scoprire qualcosa di nuovo che forse non conoscevate.

Per chi fosse interessato ecco il SITO DI SETH e delle sue opere.

una sua opera a Parigi

Vi do appuntamento al prossimo viaggio!
A presto!

Esmeralda

2 commenti:

  1. Avevo già lasciato un commento a questo post, ma evidentemente blogger aveva dei problemi e non lo ha pubblicato. Complimenti per questa nuova rubrica, finalmente una davvero nuova e interessante. Non conoscevo questi autori palestinesi, ma devo ammettere che le loro opere sono stupende, e ciò che le rende più belle sta nel fatto che siano "impegnate", che raccontino la triste realtà in cui sono costretti a vivere gli abitanti di quella terra. Bellissimo il simbolismo della chiave, che non conoscevo.

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  2. Mi dispiace per il tuo precedente commento, ma nulla era arrivato. Probabilmente blogger si era preso una vacanzina! ;)
    I dipinti sono meravigliosi, in particolar modo adoro come l'esploratore Julien si esprima insieme alla gente del posto, in tutti i suoi viaggi. Si mette in valore come l'arte non solo comunichi ma possa anche unire in modo incredibile!

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