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martedì 18 giugno 2013

RECENSIONE: STRYX - IL MARCHIO DELLA STREGA di Connie Furnari



TRAMA
Dopo aver vissuto in Inghilterra, Sarah, una potente strega, torna a Salem decisa a ricominciare una nuova vita senza la magia. Inaspettatamente, giunge la sorella minore: Susan, strega intrigante e perversa che ha scelto di passare al lato oscuro per la sete di potere, determinata a sconvolgere l’esistenza di Sarah e degli ignari studenti del liceo di Salem.
La vita scolastica si rivela fin da subito molto più dura del previsto. L’unico apparentemente interessato a conoscerla è un giovane dai grandi occhi grigio azzurro: Scott. Il solo ad essere in grado di risvegliare in lei antichi sentimenti che credeva ormai essere assopiti.
Ma Salem ben presto comincerà ad essere sconvolta da numerosi delitti inspiegabili, il cui unico filo conduttore sarà un marchio a forma di ‘S’ posto sulle vittime. Le strade della cittadina diventano pericolose trappole mortali, e a Sarah non resterà altro che affrontare il suo oscuro passato per poter salvare le altre giovani streghe e se stessa.

BIOGRAFIA DELL’AUTRICE
Sono nata a Latina (allora Littoria), tra il lago di Fogliano e il mare, trasferita a Sabaudia e dopo il matrimonio a Milano dove sono nati i miei due figli. Tornata a Latina dopo alcuni anni ho insegnato in una scuola secondaria di primo grado. Attualmente vivo a Latina dove mi dedico alle cose che amo di più: la scrittura, la natura e all'arte. La natura fa parte del mio essere mi è compagna fedele da sempre, da lei non ho mai avuto delusioni. E’ fonte da cui traggo: forza, coraggio ma soprattutto equilibrio, per questo è protagonista nella mia vita. Con lei dialogo durante le mie passeggiate, la descrivo nei miei racconti così come la vivo dentro di me, sperando di trasmettere anche agli altri il rispetto e l’amore profondo che nutro nei suoi confronti. Tutti i miei scritti tentano di rendere visibile quegli aspetti del mondo naturale e della vita interiore degli esseri umani, che rimangono spesso inosservati o addirittura ignorati.



RECENSIONE
Buon giorno miei cari lettori,
Qualche tempo fa sono stata contattata da Connie Furnari, l'autrice del romanzo urban fantasy "Stryx - Il marchio della strega" che mi ha gentilmente donato il suo libro per poterlo recensire.
Da poco l'ho terminato, e mi sento di esprimere immediatamente il mio parere.
Sarah e Susan sono due sorelle, due streghe nate a Salem e colpite da un'antica maledizione, che le vuole costrette a morire violentemente e a rinascire in nuovi corpi. Entrambe sono figlie di Lucifero, lo stesso che nel 1600 diede loro i  poteri che ancor oggi possiedono. La trama si snoda tra passato e presente, tra ricordi e nuove esperienze. Tutto in Salem sembra ripetersi, come accadde allora, cosi' si ripropone. Ci sono streghe e ci sono Cacciatori di streghe, che si battono e lottano in un'eterna battaglia che dura oramai da secoli, di generazione in generazione. In Stryx ci sono amori, gelosie, tradimenti e dolori.
Sin dalle prime pagine ho trovato lo stile dell'autrice scorrevole e fluido. Non si fatica a procedere nella lettura. Ed è proprio questa prima considerazione che mi ha lasciata di stucco al termine del romanzo. Perché mi sono domandata, come mai una scrittrice che è capace di un cosi' buon stile si sia ridotta a scrivere un romanzo tanto banale?


A partire dalle prime righe fino ai tre quarti del libro la trama mi ha ricordato un po' troppo storie gia' lette e gia' sentite. L'ambientazione è in Salem, una tipica citta' statunitense, con un tipico liceo statunitense, con le solite cheerleaders, con i soliti giocatori palestrati, con ancora la solita bionda ossigenata che se la prende con la protagonista. Per non parlare delle sorelle che sono la copia esatta di Stephan e Daemon di Vampire's diaries, uno saggio e scrupoloso, l'altro strafottente e arrogante. Persino Scott, compagno di classe di Sarah nella sua somiglianza fisica con Arthur, un giovane incontrato dalla protagonista nel passato, ricorda la situazione che i fratelli Salvatore sono costretti ad affrontare quando incontrano Helena, copia identica di Catherine.


Oltre a tutto questo, in più punti il lettore si rendera' conto di battute fuori luogo,  di frasi, di azioni assolutamente tipiche della narrativa americana.
Ho atteso che, fino all'ultima pagina, la scrittrice mi regalasse qualcosa di nuovo, qualcosa di non ancora visto. Purtroppo non è arrivato, ed ho chiuso il romanzo con un certo senso di "amaro in bocca".
Un altro aspetto mi ha lasciata perplessa. Non si capisce  molto bene il messaggio che l'autrice vuol far passare. Mi spiego meglio. Nei romanzi ci sono dei cattivi, dei bravi, degli stupidi, dei furbi, etc. In questo romanzo i personaggi traggono un po' in confusione. Insomma, prima l'autrice ci dice che Lucifero è il demonio, il male, colui che tutti rinnegano, colui che ti ruba l'anima e ti rende suo schiavo. Ma in seguito, rimango di stucco nel vedere un Lucifero che passa quasi per quello buono, quello che riesce ad amare, quello che salva e da dei magici e privilegiati poteri. E le streghe, per convenzione, dovrebbero seguire il loro maestro Lucifero, ma qui non si capisce da che parte stiano. Anche la protagonista non si riesce ad inquadrarla, un strega che attira a se' più delle altre la simpatia di Lucifero ma che di per se' è buona, amabile, e lotta per il bene. Boh!
Per me non c'è problema se un autore vuole far vedere Lucifero come il buono e chi lo combatte come il cattivo, l'importante è che l'idea sia chiara, che sia bianco o nero, caldo o freddo. 


La mia opinione è sempre stata chiara sui libri. Un buon scrittore non dovrebbe limitarsi a scrivere bene ma, dovrebbe anche evitare i "deja vu", troppe cose gia' scritte da altri.
Questo romanzo non l' ho trovato innovativo; un mix di Vampire's Diaries, Buffy, Twilight. Io in quanto lettrice richiedo qualcosa che mi stupisca, che, perché no? Mi  faccia conoscere una nuova storia, anche se si tratta di streghe, ma che siano esse trattate in modo mai visto prima. Che cos' è un artista, se non uno che ti meraviglia con la sua storia?

Scrivo tutto questo perché credo sia giusta una critica obbiettiva proprio per incentivare la scrittrice, che ha la capacita' di scrivere con un buon stile, a produrre qualcosa di nuovo e di innovativo. Che non derivi dal modificare una storia o più storie gia' esistenti, ma dalla sua propria creativita'. Perché una giovane ed esordiente scrittrice italiana ha la possibilita' di crearsi un suo proprio stile di narrazione, che non sia sulla scia delle solite scrittrici americane, e che magari possa esaltare anche le sue terre anziche' parlare sempre di luoghi che abbiamo visto e rivisto in tutte le salse.


NON HO AMATO


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