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lunedì 10 giugno 2013

RECENSIONE: I RACCONTI DEL BEHCET di Michele Protopapas


AUTORE: MICHELE PROTOPAPAS
Michele Protopapas, figlio di padre greco e madre palermitana, nasce a Palermo nel 1980 ma subito si trasferisce con la famiglia ad Atene. A seguito del divorzio dei suoi genitori, all'eta' di cinque anni, torna con la madre a Palermo, e li' completa gli studi. Si laurea con il massimo dei voti in Ingegneria Aerospaziale e consegue il master di primo livello. Dopo un periodo di incertezza caratterizzato da alcuni problemi di salute, M.P. decide di continuare gli studi frequentando corsi di scrittura creativa e corsi universitari di teoria dei giochi, filosofia delle scienze e filosofia della matematica.
Attualmente risiede a Palermo e si dedica all'insegnamento e alla scrittura, ha gia' pubblicato diversi racconti in antologie e vinto alcuni concorsi letterari, ma "I racconti del Behcet" è la prima opera come unico autore.

RECENSIONE:
Non amo i romanzi horror, quindi potete ben immaginare la mia reazione quando mi è stato proposto questo libro. Parlandone pero' con l'autore stesso, sono stata  immediatamente rassicurata sul fatto che non si trattasse proprio dell'horror che m'immaginavo.
E cosi' ho iniziato, tra un misto di curiosita' e di scetticismo, la lettura de "I racconti del Behcet" di Michele Protopapas.
"L'istinto è una truffa. Serve alla natura per far compiere atti mostruisi agli esseri viventi e dunque trasformarli in mostri. Ma questi mostri sono necessari alla natura e al suo scopo, sconosciuto ai viventi che sono sllo ignare marionette."

Si tratta di un insieme di sei racconti che variano tra di essi per lunghezza e contenuto.
Cio' che da subito ha attirato la mia attenzione è stato il modo di scrivere dell'autore: uno stile fluido, leggero e scorrevole. Le pagine passavano sotto gli occhi senza che neanche me ne accorgessi.
La trappola pero' in cui bisogna evitare di cadere è quella di leggerlo tutto d'un fiato. Perché personalmente, credo sia un libro da leggere dolcemente, racconto dopo racconto , per avere cosi' la possibilita' di comprenderlo a fondo.
Prima di proseguire pero', amerei puntualizzare qualcosa.
Questa serie di racconti è stata scritta in un momento particolare della vita dell'autore.
Terminati i suoi studi di ingegneria, Michele Protopapas è stato colpito da una serie di malanni a cui non si sapeva dare una diagnosi specifica. Ecco che, nel giro di un battibaleno, tutti i suoi progetti e le sue prospettive di lavoro e carriera sono andati in fumo e lui si è ritrovato bloccato da una malattia che non aveva nome. Fu grazie all'ausilio di alcune persone che l'autore è riuscito a collocare quei mali sotto il nome della sindrome del Behcet, da cui, non a caso, proviene il titolo del libro.

Ecco che, dalle prime pagine, si comprende che questi racconti sono stati scritti in un momento particolare della vita dell'autore, un momento in cui si è trovato obbligato e contro il suo volere, a fermarsi, a riflettere e a rivisitare quelle che fino a quel momento erano state certezze e aspettative sicure e certe.
Questi racconti sono impregnati dall'inizio alla fine dello stato d'animo e dei pensieri che hanno avvolto l'autore nel momento della malattia. Ecco perché mi sono permessa di dire che, nonostante non si tratti di un libro troppo voluminoso, il miglior modo di affrontarne la lettura è quello di farlo piano e dolcemente, cercando di leggere tra le righe il messaggio che ci viene dato.
Immaginate quindi che, come un bravo regista, l'autore punti la telecamera su un'azione particolare, su un sentimento esatto e solo su quello. Tutto intorno le persone e gli oggetti si muovono, ma il regista ti fa vedere solo quell'aspetto, te lo evidenzia, te lo denuda e te lo lascia davanti agli occhi perché tu possa rifletterci sopra.
Dalla lettura dei primi racconti, la mia mente si è inevitabilmente soffermata sull'aspetto dell'IMPOTENZA DELL'ESSERE UMANO, impotenza che si rivela dinnanzi a forze che sono più potenti dell'uomo. In differenti situazioni l'autore ci ripropone questo stato d'essere e di esistere, e differenti sono le reazioni dei protagonisti.
Impotenza, resistenza, scoperta, curiosita', sopravvivenza sono solo alcune delle tematiche affrontate. Anche gli ambienti ed i personaggi sono tra i più disparati, passiamo da giovani donne snob e materialiste ad alieni, da pietre preziose ingannevoli a citta' del futuro inaspettate, da trappole subdole all'analisi di mostri nati da donne.
C'è un minuzioso studio nel componimento di questo libro, c'è l'attenzione ai dettagli, ai luoghi, alla storia, alla scienza e ai sentimenti. Nulla è evidente, niente è come appare al primo impatto, bisogna non solo leggere, ma soffermarsi sulla lettura e sul suo profondo contenuto.



Aprendo tra le vostre mani le pagine de "I racconti del Behcet" non aspettatevi quindi una serie di racconti horror che vi lasciano immagini squallide e sentimenti di terrore. Certo, incontrerete durante la lettura delle scene forti e talvolta scioccanti ma che sono state messe nella giusta posizione per portarvi a guardare dove il "regista ha puntato la telecamera".
Concludendo quindi, si tratta di un libro che consiglio. 
Lo consiglio innanzitutto per il valido contenuto della trama e la fantasia nella narrazione. Ma lo consiglio soprattutto perché si tratta di un tipo di lettura che in modo attivo ti rende partecipe e ti fa riflettere su alcuni nodi dell'esistenza e della vita dell'essere umano.

PAGINA FACEBOOK AUTORE: QUI

UN BUON LIBRO!

Esmeralda




2 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  2. Grazie Esmeralda per la recensione del libro e per l'attenzione che hai prestato ad esso. Complimenti anche per le immagini inserite: sintetizzano a meraviglia i racconti a cui si riferiscono. Ciao ;)

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